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Fondo Rilancio Startup: il matching vincente tra investitori e startup

Come funziona e quali sono gli obiettivi del Fondo, nato per accelerare gli investimenti in startup e PMI e per aumentare la fiducia tra investitori e l'ecosistema dell'innovazione
23/12/2021

Nell’ecosistema dei Fondi di CDP Venture Capital, il Fondo Rilancio Startup ha una forma particolare, basata sull’incontro tra investitori e startup. Perché è stata questa modalità?

“Il Fondo vuole dare un’ulteriore spinta all’ecosistema delle startup e PMI, moltiplicando un primo investimento già ottenuto da altri soggetti che hanno creduto in queste realtà. Il Fondo, quindi, fa leva su due livelli di fiducia: il primo rivolto alle aziende che ricevono le risorse, il secondo sui soci investitori, che supportano lo sviluppo di queste società, spiega Caterina Siclari, Responsabile del Fondo. 

Dal punto di vista tecnico, quindi, il Fondo Rilancio Startup fa co-matching. Le risorse, che ammontano a 200 milioni di euro, sono destinate dal Ministero dello Sviluppo Economico e la gestione è in capo a CDP Venture Capital. Questa formula è nata per dare velocità all’erogazione di risorse verso le startup in un momento particolarmente critico, e cioè dopo le chiusure imposte dai primi lockdown.

La scelta di orientarci su proposte di investimento che hanno già incontrato la fiducia di attori regolamentati e qualificati ci ha permesso di snellire i passaggi formali, facendo una due diligence focalizzata e garantendo la rapidità necessaria alla mission del Fondo”, precisa Siclari.

Infatti, il Fondo offre un’opportunità importante: la possibilità di moltiplicare i capitali immessi sul mercato dagli investitori qualificati fino a quattro volte, con una soglia massima di un milione di euro. E pensiamo sia una leva importante per la crescita complessiva del mercato”.

L’obiettivo del Fondo è premiare tutte quelle realtà innovative che abbiano programmi di sviluppo rivolti al futuro.

Secondo il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, uno dei requisiti richiesti alle realtà che ricevono il contributo è presentare piani industriali sostenibili”, continua Siclari. 

Ma il fatto che ci sia un piano di sviluppo sostenibile, che prevede assunzioni, e performance da garantire, potrebbe non bastare per finalizzare l’investimento del Fondo. 

Di certo è il principale requisito con cui le società si candidano, ma a volte non è sufficiente, è necessario che emerga un solido commitment da parte del team, scelte strategiche chiare e qualità dell’execution”. 

Quali sono gli elementi distintivi del Fondo rispetto agli altri strumenti di CDP Venture Capital? E quali punti di contatto esistono verso l’ecosistema?

Il Fondo Rilancio Startup ha delle peculiarità rispetto agli altri strumenti di CDP Venture Capital perché ha a disposizione esclusivamente risorse del MISE e quindi una maggiore responsabilità sui termini d’investimento”, spiega Siclari, “ma, come abbiamo accennato, l’effetto leva è un’opzione interessante che possiamo mettere in campo”. 

Dall’altra parte, però, il Fondo investe con uno strumento finanziario partecipativo: “non entriamo in equity, quindi non siamo soci della società al momento della firma dell’accordo, lo possiamo diventare se si manifesta un evento di conversione. In questo senso, non si tratta di un investimento a fondo perduto, investiamo perché crediamo nelle potenzialità della società ed è importante sottolineare anche che l’investimento concesso non dovrà essere restituito”. 

È quindi un modo graduale di entrare in una startup o PMI innovativa, supportato da un’analisi completa e continua: “conosciamo i team, ci interfacciamo con gli investitori: cerchiamo di caprie quali sono gli elementi che li hanno portati a investire nel progetto e, per noi, questo è importante per essere coerenti con il mandato che ci ha affidato il MISE”. 

Con una precisazione: “avere a bordo un partner (e non socio) come CDP e cioè un attore istituzionale, è un elemento intangibile che aiuta molto a qualificare una realtà innovativa. E, a sua volta, attrarre altri investimenti”. 

Secondo gli ultimi numeri disponibili, il Fondo è riuscito a coinvolgere più di 800 investitori ed ha analizzato e deliberato più di 100 startup. Quindi sembra ci siano tante realtà disposte a scommettere sulle imprese innovative italiane. 

Assolutamente, ci sono molti investitori (business angel, family office, venture capitalist, acceleratori e incubatori) che credono e investono nelle startup”, racconta Siclari: ma è una condizione necessaria se si vuole accelerare il processo di crescita e go-to-market dei progetti innovativi.

L'investitore si registra alla piattaforma del Fondo Rilancio, dimostra di avere un track record, quindi di essere un investitore qualificato o regolamentato, e una volta accreditato può candidare la società in cui ha investito o verrà investire. Quindi è l'investitore che presenta l'opportunità da valutare, ed è importante, perché le società che arrivano a noi hanno già esperienza e conoscono le dinamiche del venture capital, essendosi già interfacciati con altri investitori”. 

In Italia, quindi, c’è un ecosistema in fermento che ha voglia di crescere: “Sicuramente ci sono dei buoni propositi e noi come Fondo Rilancio Startup siamo parte attiva di questa evoluzione”.

Il Fondo avrà una vita di 10 anni, quali sono i vostri obiettivi fino al 2030?

Da regolamento abbiamo sì 10 anni, ma credo che l’obiettivo del Fondo sia dare un impulso più veloce”, continua Siclari, “perché oggi le società hanno bisogno di liquidità e – se la società ha delle basi concrete ed un piano di sviluppo coerente – noi dobbiamo essere al loro fianco”.

L’ambizione, dunque, sembra chiara: “il futuro del Fondo Rilancio Startup è continuare con questo trend e accorciare l’orizzonte di vita del Fondo”. 

L’ecosistema a supporto dell’innovazione in Italia