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Fondo Italia Venture II: per sostenere e accelerare gli investimenti nelle imprese del Sud

Un focus sul Mezzogiorno, per colmare il gap del mercato del Venture Capital rispetto alle regioni del Centro-Nord
16/11/2021

Con quale strategia si muove il fondo Italia Venture II - Fondo Imprese Sud?

“La strategia è in linea con la mission di CDP Venture Capital”, spiega Francesca Ottier, Responsabile del Fondo, “e consiste nel supportare lo sviluppo delle startup in modo trasversale in tutte le fasi del ciclo di vita”

L’elemento differenziante di questo Fondo, però, è il focus sul Mezzogiorno, che sconta ancora un gap importante rispetto alle altre regioni del Centro-Nord. 

“Basti pensare che l’ammontare investito nelle 8 regioni del Sud ha sempre pesato meno del 5% del totale investito in Italia”, spiega Ottier “E questo avviene perché la finanza e gli investitori sono concentrati prevalentemente al nord, dove convergono i team di talento, spesso peraltro provenienti dal Sud”.

La mission del Fondo è certamente sfidante, ma fondamentale per consentire al mercato italiano del Venture Capital di colmare il gap con gli altri paesi.

La strategia è intervenire sia attraverso investimenti diretti, attraendo co-investitori terzi, sia tramite investimenti indiretti, alimentando la platea di operatori di venture capital sul territorio. Il tutto, lavorando in sinergia con gli altri Fondi di CDP Venture Capital che operano su verticali settoriali.

Il Mezzogiorno italiano tuttavia ha un tessuto imprenditoriale molto attivo, sia per numero di startup che di PMI innovative. Come il venture capital e il Fondo Italia Venture II di CDP Venture Capital stanno sfruttando queste potenzialità? E quali sono i piani per il futuro?

“Il Sud Italia ha forti potenzialità, perché vanta la presenza di importanti Università e centri di ricerca, distretti industriali, acceleratori ed incubatori, che sono strettamente connessi con il territorio ed alimentano l’ecosistema locale anche con programmi di open innovation e di formazione digitale. Il ruolo del nostro Fondo” continua Ottier “è sfruttare queste potenzialità”. 

Basti pensare all’incremento registrato nel 2020 grazie all’avvio del Fondo: le operazioni sono cresciute dal 10 al 19% rispetto alle operazioni totali in Italia. Ma ancora non basta. 

“Per sfruttare il potenziale di un mercato ancora poco maturo occorrono strumenti specifici”, racconta Ottier. “Non si tratta solo di immettere capitali per alimentarlo, ma anche di generare un’intensa attività di collegamento tra startup e corporate, PMI e altri Fondi, favorendo così lo sviluppo di condizioni che possano supportare la crescita dell’ecosistema”. 

Favorire il contesto, creare un terreno fertile: è questa la chiave per attrarre iniziative, talenti, e capitali.

“Il nostro obiettivo è dare continuità a queste attività, offrendo opportunità di sviluppo a partire dalla formazione di competenze ad esempio in campo digitale, sino alla creazione di concrete prospettive di lavoro”. 

Di cosa ha più bisogno il Mezzogiorno? La priorità è supportare la nascita di nuove startup o la loro crescita? 

“A valle di quasi 2 anni di attività dall’avvio del Fondo, abbiamo riscontrato un mercato vivace in cui c’è un elevato numero di startup che chiedono capitali soprattutto nella fase seed, ovvero quella della nascita di nuove imprese. Si tratta di una fase molto importante ma difficile, in cui a parte i business angels ci sono pochi investitori, vista l’elevata rischiosità e la dimensione molto piccola dei round.

Per questo abbiamo dedicato a questo segmento di startup seed una specifica iniziativa, denominata Seed al Sud, lanciata lo scorso anno in partnership con il Fondo Acceleratori e con tutti i principali Acceleratori e Incubatori presenti al Sud Italia che si è conclusa con il finanziamento di 42 startup sulle quali abbiamo investito complessivamente 7,6 milioni, e grazie agli investitori terzi l’effetto leva è stato quasi del doppio. 

In futuro continueremo a presidiare tale segmento seed anche tramite investimenti indiretti”, racconta Ottier, “favorendo la nascita di nuovi Fondi con comparti a ciò dedicati. 
L’obiettivo è incrementare il numero di operatori di VC attivi al Sud su un segmento poco presidiato e favorire la creazione di un vivaio di operazioni che possa alimentare la pipeline del mercato del Venture Capital anche per investimenti nelle fasi successive.”

Ma non solo. “Continueremo a fare scouting di nuove opportunità per round A, B e successivi e a supportare con dei round ulteriori le startup più meritevoli in portafoglio, per farle crescere”.

Come è successo con Bionit, startup pugliese che opera nelle biotecnologie e ha sviluppato la prima mano robotica completamente adattiva: l’abbiamo supportata in fase seed e poi abbiamo reinvestito in un nuovo round che ha visto l’ingresso di un ulteriore investitore, a supporto di un percorso di sviluppo anche sui mercati esteri.

O con Altilia, azienda calabrese, che si occupa di Robotic Process Automation/AI, che abbiamo supportato anche nel completamento della squadra manageriale per accelerare la traction commerciale.

Perché, come ricorda Ottier, “abbiamo un ruolo attivo: non portiamo solo capitali, ma anche competenze manageriali/organizzative, entrando nella governance con un contributo operativo nell’ambito di un percorso finalizzato alla creazione di valore”

Il Fondo Italia Venture II ha un forte focus geografico, ma guarda anche oltre i confini nazionali per moltiplicare le proprie risorse e le opportunità.

“Il Fondo ha un focus geografico, ma nel portafoglio ci sono anche realtà che hanno una traction di mercato anche internazionale, come ad esempio Brandon, società attiva in ambito e-commerce, che hanno le potenzialità sia per operazioni di M&A crooss-border che di financing da parte di VC esteri”. 

“Tra l’altro”, spiega Ottier, “guardiamo anche a startup con business model validati all’estero o in altre regioni e che possono essere replicati al Sud Italia. Siamo entrati, ad esempio, nel capitale di Talent Garden, società attiva in diversi paesi europei, per aprire degli spazi di co-working al Sud con la finalità di favorire la nascita di community digitali connesse con il territorio e con il network internazionale.

Parliamo di numeri. Qual è il livello di maturità dell'ecosistema dell'innovazione al Sud? Quali progressi sono stati fatti, anche grazie alle attività del Fondo?

L’ecosistema dell’innovazione al Sud è ancora in una fase iniziale, ma ha grandi potenzialità e i riscontri che abbiamo avuto in poco meno di 2 anni di attività lo testimoniano.

“Da gennaio 2020 abbiamo deliberato investimenti per 60 milioni, relativi a 55 startup”, racconta Ottier.

Questi numeri importanti e incoraggianti sono destinati a crescere perché c’è molto da fare, senza dover inventare nulla di nuovo, ma piuttosto valorizzando le risorse già esistenti, in quei settori in cui sono già presenti know-how e skill, dai distretti della meccatronica e del life science, fino alle piattaforme digitali e all’ambito tecnologico. 

“L’approccio è selettivo su settori con alte potenzialità di crescita”, continua Ottier. “Il digitale è il fil rouge di tante startup in cui abbiamo investito, che spaziano dall’e-commerce a piattaforme digitali in ambito healthcare come Restorative Neurotechnologies, oppure in ambito education come Develhope, o in ambito Media/Ad tech come Buzzoole e StartupItalia. Senza dimenticare poi l’uso di tecnologie trasversali come l’Intelligenza Artificiale (Altilia) e la VR/AR (Hevolus). 

E poi guardiamo con interesse a startup operanti in tecnologie avanzate come ad esempio Sidereus che sta progettando lanciatori di microsatelliti in ambito space economy”. 
 

L’ecosistema a supporto dell’innovazione in Italia